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Creare spazi aka se vuoi puoi

Racconti di una mamma trapiantata a Londra

di Cecilia Antolini

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C'era un quartiere particolarmente pieno di mamme e bambini. Un quartiere senza un parco troppo vicino. Un quartiere come tanti, dove una tazza di the è eternamente incompatibile con un duenne di media vivacità mentre la biblioteca arranca dietro la fame di spazio e intrattenimento per i più piccoli.

Siamo a Londra, ma l'aria che si respira in queste aree residenziali mentre si spinge un passeggino è la stessa di qualsiasi piccolo centro in Europa.

Poi c'era una vecchia chiesa. Di quelle enormi e bellissime.

Sempre vuota.

Una di quelle chiese a suo tempo costruite sperando sul serio di arrivare al cielo. Alta come un palazzo a più piani. Volume splendido di fumo di candele e vetrate istoriate.

Costosissima da mantenere.

Chissà se ovunque avrebbero fatto l'equazione?

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La chiesa è ancora attiva e consacrata. Eppure, al di fuori degli orari delle messe, caotica e colorata di mamme e bambini. I fedeli che la frequentano non si scompongono. Dio pare sentirli piuttosto bene anche al di sopra del vociare e la cappella nascosta dietro l'abside è roccaforte residua di isolamento.

La chiesa è ancora attiva e consacrata. Guardata da statue di Crocifissi e Madonne con Bambino. Simboli inconfondibili filtrano la luce da ogni vetrata. Le mamme che la frequentano non si scompongono. Neanche quelle per le quali nessuno di quei simboli ha senso nè valore se non vagamente antropologico.

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Il bar, un parco giochi interno e persino un piccolo ufficio postale fanno quadrare i conti, tenendo in piedi anche i costi prima minacciosi.

(Spiace sempre leggere, dietro alle parole di alcuni italiani emigrati, quel misto di snobismo e commiserazione con cui sembrano guardare all'Italia. Intravedere quegli sguardi di sufficienza che un quarantenne con i capelli tinti in fuga con la segretaria accorderebbe alla moglie. Che intanto gli cresce i figli.

Splendori e difetti si vedono abbondantemente su -e da- entrambi i lati della manica ed è sperabile che un "Guarda questa che cosa bella" non suoni mai antipatico e saccente.

Si dirà che si son messe le mani avanti. E forse poi un po' è così.)

A chi è abituato a certi scempi nostrani, beh, vedendo queste cose funzionare, e funzionare bene, un po' di invidia sale.

Un cartello come quello della foto qui sotto, su uno scaffale senza nessuno a controllarlo, è un tale precipitato di fiducia e rispetto che troppi posti (e persone) in Italia non si concedono di rivendicare.

Il rispetto del luogo qui non viene mai meno. Non tanto perchè è sacro, quanto perchè è pubblico. Che qui è molto più che sacro.

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Londra, West Hampstead, nella Chiesa di St James.

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