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Noi mamme desiderate che ce l'abbiamo fatta


Buongiorno a tutti! Mi presento, dal momento che scrivo per la prima volta su questo blog, mi chiamo Silvia e sono la mamma di un bellissimo scricciolino di 1 anno di nome Pietro.

Lui è il mio piccolo miracolo, arrivato dopo una lunga e travagliata corsa piena di ostacoli sul cammino per diventare mamma.


Voglio raccontare la mia storia, la storia di una mamma sognata e immaginata per lungo tempo che, ad un certo punto, ce l’ha fatta a raggiungere il suo sogno. La voglio raccontare per tutte le donne che, come me, hanno vissuto o stanno vivendo questa esperienza, ma anche per tutte le altre donne, quelle che mamme lo sono diventate senza fatica e quelle che invece non lo diventeranno mai, perché tutte capiscano e comprendano e, in qualche modo, condividano il dolore del sentirsi “imperfette” per non riuscire ad avere un figlio, affinché nessuna di chi non ce la fa si senta più sola e incompresa per questo.

Perché, purtroppo, lo posso affermare con certezza: chi non lo ha provato sulla propria pelle non sa cosa vuol dire, per una donna, trovarsi a fare i conti, ad un certo punto della propria vita, col fatto di non riuscire a diventare mamma pur desiderandolo! È un mondo nel quale si entra proprio malgrado, involontariamente, ma nel quale si rimane intrappolate, è il mondo della Procreazione Medicalmente Assistita, dove tra speranze, attese e delusioni, si cerca un aiuto nella medicina per rimediare a quello che si vive spesso come un difetto, una mancanza.

È una storia difficile da spiegare a chi non ci è passata, una storia fatta di speranze deluse, tra il desiderio di maternità e la voglia di vivere la propria vita, senza sentirsi diversa, ferita, donna a metà, incompresa da chi i figli li fa senza problemi.

Nessuna donna immagina che un giorno incontrerà difficoltà a diventare mamma. E' qualcosa che si pensa debba sempre capitare ad altri.

Io andavo verso la soglia dei 40 anni, ma non era la vecchiaia a spaventarmi. Io volevo diventare mamma e non riuscivo ed il mio più grande nemico ovviamente era il tempo! Il tempo che passa diventava la mia ossessione e allora bisognava correre, affrettarsi, prima che diventasse troppo tardi.

Ha avuto inizio così un nuovo cammino fatto di parole in codice, sigle incomprensibili, “fivet”, “iui”, “post transfer”, “cicogne” e “stick”, che le donne che hanno vissuto questa esperienza conoscono bene e condividono in forum e chat, come se la solidarietà femminile in questi casi sia l’unica arma di difesa e di consolazione per sentirsi meno sole.

Una ricerca che vi racconterò man mano, che ha portato dentro la mia vita tanto dolore ma anche tanta crescita e conoscenza, tanta consapevolezza e nuove scoperte che mi hanno arricchito.

Quello che alla fine ho trovato, oltre ad un figlio, è stata una nuova me stessa! In fondo il mio è stato un percorso di rinascita: nel cercare mio figlio sono rinata anche io; in una nuova veste, una nuova vita, un nuovo tutto, intorno ma, soprattutto, dentro di me!

Una rinascita che, forse, se non avessi avuto modo toccare il fondo, di spingermi verso dei limiti e chiedermi dove fossi stata disposta ad arrivare, non avrei raggiunto. Limiti in cui ho riconosciuto la vera me stessa, quella che era pronta ad essere felice e a vivere anche senza figli, ed è quella la vera ricerca che ha avuto successo.

Vi racconterò di me, di noi, della nostra nuova raggiunta famiglia a tre, ma soprattutto di questo cammino, delle emozioni e delle prove che abbiamo vissuto durante la “nostra” ricerca e di come hanno influenzato il nostro modo di essere genitori, marito, moglie, figlio. Persone.


A presto!

@lamammacheaspettavo