Il massaggio infantile favorisce il bonding
In inglese “to bond” significa incollare, attaccare, vincolare: con il termine Bonding si indica il legame di attaccamento tra genitori e figlio.
Il Bonding ha, sostanzialmente, basi ormonali: ossitocina, prolattina e estrogeni aumentano dopo il parto e sono favoriti dal bambino, che richiama nella madre sentimenti istintivi, quali l’apertura e la disponibilità totale nei confronti del bambino stesso. Il Bonding può essere considerato un processo fisico, emozionale, ormonale e spirituale, che garantisce la sopravvivenza della specie: stimolando nella madre il desiderio di accudimento e di protezione, il bimbo le permette di comprendere e soddisfare i suoi bisogni; inoltre, coccolarlo e accarezzarlo contribuirà a costruire un legame profondo. Il neonato ha, inoltre, alcune “competenze innate” che lo portano ad ottenere l’attenzione desiderata.
Lo psicologo e psicanalista britannico John Bowlby affermava, e fu tra i primi a farlo, che il neonato “entra” nel mondo già predisposto all’interazione sociale: il bambino ha, insomma, una tendenza biologica a cercare il legame.
Secondo le ricerche di un altro studioso, René Spitz: “Il bambino non ha bisogno solo di cure materiali, ma anche e soprattutto di stabilire con la madre, o comunque con la persona che lo accudisce regolarmente, un forte legame affettivo. I sorrisi, le carezze il tono della voce della madre e il contatto fisico con il corpo di lei stimolano nel piccolo una reazione positiva assolutamente necessaria per uno sviluppo corretto. Il sé già formato della madre permette la creazione e la formazione del sé del figlio, attraverso una continua interazione fatta di sensazioni e di emozioni trasmesse attraverso stimoli, ossia le parole e i gesti con cui la madre comunica il proprio affetto al figlio”
Il Bonding è un processo che si sviluppa attraverso:
Il contatto epidermico: il tatto è il primo senso a svilupparsi all’interno dell’utero
Il contatto visivo: il neonato vede a una distanza ravvicinata, tra i 20 e i 30 centimetri circa, che è esattamente la distanza tra il suo viso e quello della madre che lo tiene in braccio;
L’odore: mamma e bambino si riconoscono dall’odore, non è una leggenda;
La voce: pensiamo a una mamma che riconosce il pianto del suo bambino;
L’allattamento, che aumenta anche le difese immunitarie.
Tra i primi a studiare il Bonding sono stati Phyllis Kennel e Marshall Klaus: i due studiosi considerano il Bonding un legame unico e irripetibile che si instaura tra genitore e figlio, fin dalla nascita e che dura per sempre.
Le loro ricerche hanno dimostrato in che modo sia possibile favorire questo processo: il metodo più efficace sembra essere quello di lasciare il neonato nudo a contatto con la pelle della madre per un periodo piuttosto lungo, subito dopo la nascita. In questo modo, nel momento di maggiore sensibilità, mamma e bimbo si “sintonizzano” e il bimbo ha modo di ritrovare in parte la sensazione di sicurezza precedente la nascita. Questo permette alla madre di percepire un senso di continuità e inoltre favorisce l’allattamento.
UNA SITUAZIONE PARTICOLARE:
Questo legame è facilitato nelle prime 24/48 ore successive al parto, ma può essere posticipato, si pensi ai casi in cui il contatto tra madre e figlio deve essere rimandato: un parto cesareo, un parto prematuro, la depressione post partum, un allattamento problematico o, ancora, l’adozione.
In quest’ultimo caso il bonding risulta o può risultare complicato o, quantomeno ritardato, ai genitori adottivi spetta inoltre l’arduo compito di non essere troppo impazienti, qualche volta infatti si corre il rischio di essere addirittura “opprimenti” con l’affetto. È necessario, invece, considerare che i bambini reduci da esperienze difficili, come orfanotrofi o case di accoglienza, faticano a relazionarsi fisicamente. Essi si trovano a dover superare il dolore della perdita di coloro che li avevano accuditi e a dover contemporaneamente affrontare una situazione nuova.
È un periodo transitorio per il bambino e quindi potrebbe non gradire più di uno stimolo per volta, è importante proporre allora una sola attività fisica, ludica o intellettuale, per esempio, il contatto dato dal massaggio e poi in un’altra occasione qualcosa di diverso, in modo che possa sentirsi gradualmente a suo agio.
Il Massaggio può essere senza dubbio utile in queste circostanze, ma potrebbe risultare difficile, l’approccio migliore allora è la calma, la tranquillità e la lentezza. (anche se il genitore adottivo sente dentro di sé una quantità di emozioni impattanti che fatica a trattenere).
Il bambino potrebbe piangere o ritrarsi: è fondamentale guardare a queste reazioni come all’occasione che il piccolo utilizza, pur inconsapevolmente, per liberarsi dal dolore e dal senso di smarrimento. Continuando ad offrire affetto e contatto delicato, il genitore gli concede la possibilità di rilassarsi e di aprirsi così alla nuova famiglia.
Il massaggio mantiene il contatto tattile e affettivo ed è utile al bambino ma anche al genitore che sente aumentare il coinvolgimento e la responasbilità, coccolando e proteggendo il bambino.
Elisabetta Guerciotti
Insegnante di danza e diplomata AIMI (Associazione Italiana Massaggio Infantile)
Telefono: 339-6274168