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A MILANO NASCE IL CENTRO DI COORDINAMENTO NAZIONALE CYBERBULLISMO

Dall’esperienza positiva della Casa Pediatrica del Fatebenefratelli, una rete italiana per combattere il disagio giovanile.



A volte citare le percentuali non basta a far comprendere la dimensione di un fenomeno sociale. Se si parla in milioni, il dato colpisce in maniera più netta: 3,5 milioni di giovani in Italia sono vittime di bullismo o cyberbullismo. Affrontare il disagio di bambini e adolescenti solo dal punto di vista del recupero e senza una rete che coordina a livello nazionale i progetti sul territorio rischia di essere fallimentare per chi ogni giorno fa del suo meglio per salvare i più piccoli da atti autolesionisti. Con questo obiettivo in mente, e avendo ben chiaro che la partita si gioca sul campo della prevenzione, è nato il Centro di Coordinamento Nazionale Cyberbullismo (Conacy), inaugurato a Milano lunedì 27 novembre alla presenza della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli.


Il centro, che prende avvio grazie all’ottimo lavoro svolto negli ultimi anni dalla Casa Pediatrica dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, diventata un modello in questo campo, coinvolge per primi i poli sanitari del Bambino Gesù di Roma e dell’Asp di Ragusa per poi diffondersi, con il consolidarsi della Rete nazionale, in tutte le Regioni d’Italia. “Il nostro impegno si muove su più fronti”, ha spiegato la ministra Fedeli. “A livello normativo abbiamo promulgato la prima legge in materia lo scorso maggio, nel campo della prevenzione cerchiamo di fornire agli insegnanti e ai ragazzi gli strumenti, anche digitali, per comprendere le forme con cui si manifesta il cyberbullismo, infine, con questo Centro, ci impegniamo nel recupero delle giovani vittime ma anche di chi sta dall’altra parte, di chi ferisce, di chi è bullo”.


I dati sulla situazione dei ragazzi italiani sono preoccupanti: secondo la Società di Pediatria Italiana l’80% degli adolescenti ha manifestato almeno una volta nella vita un forte disagio emotivo, il 33% è stato vittima di bullismo, il 12% di cyberbullismo mentre 300mila giovani soffrono di depressione e solo uno su 10 ha chiesto aiuto a un adulto. “C’è bisogno di un nuovo patto di corresponsabilità educativa tra scuole e genitori”, conclude la ministra dell’Istruzione. “Sanitarizzare il problema non è la risposta giusta: è necessaria una battaglia culturale e politica per difendere e tutelare i nostri ragazzi”.

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