COME PARLARE DI AMORE E SESSO AI BAMBINI
Api, fiori e neonati sotto i cavoli da tempo si scontrano con la dura realtà della rete: siti porno, immagini di sesso esplicito, video che non lasciano nulla all’immaginazione. Ma per raccontare davvero l’amore ai bambini in tutte le sue sfaccettature, oggi più che mai bisogna mettere da parte le antiche bugie, educare al rispetto, essere chiari e recuperare un po’ di poesia.

È questo il punto di partenza di Amorevolissimevolmente, il progetto educativo della pedagogista Francesca Romana Grasso, fondatrice di Edufrog, che racconta sessualità e amore a tutto tondo e nasce con l’intento di supportare educatori e genitori.
«Sono gli adulti ad avere problemi con l’argomento sesso, non i bambini», spiega Francesca. «Ecco perché questi incontri sono rivolti esclusivamente a loro. Attraverso una bibliografia sul tema, fatta di albi illustrati, poesie e manuali, che ho raccolto in due anni di ricerche, li incoraggio a porsi delle buone domande e li aiuto a contrastare tutti gli imbarazzi e i non detti che poi rendono molto difficile parlare in maniera naturale con i bambini o con i ragazzi.»
Qual è lo stato delle cose in Italia? «Oggi oscilliamo tra il tabù e un eccesso di informazione che però tocca solo ed esclusivamente gli aspetti fisiologici e medici della sessualità. Quello che è sempre stato trascurato è l’aspetto più dirompente dell’amore, insieme alla componente affettiva. Ma bisogna anche riconoscere che sesso e amore non sono sempre collegati. Anche da giovanissimi per esempio le prime esperienze di baci a volte sono dettate dalla curiosità, dal desiderio di non essere gli unici a non aver ancora baciato. Ecco perché è necessario ricondurre alla normalità tutti questi aspetti evolutivi che fanno parte della crescita della persona.»
Mai come in questo periodo si parla di abusi e molestie. Cosa possiamo fare per crescere bambini consapevoli e rispettosi? «Mi piace definire Amorevolissimevolmente un “percorso poetico di educazione sentimentale e civica”, perché sottolinea costantemente il valore di se stessi e degli altri, l’importanza dei no e le difficoltà che spesso si incontrano nel gestirli. Se ad esempio due bambini stanno giocando a farsi il solletico e a un certo punto uno dice “no”, non sempre è facile capire se si tratta di un no convinto, o se invece si può continuare a fare il solletico perché fa parte del gioco. Si tratta di un passaggio molto delicato. Ecco perché bisogna esprimere con grande chiarezza ai bambini che devono ascoltare quello che provano e quando una situazione li mette a disagio devono sottrarsi in maniera decisa. Allo stesso modo è importante spiegare che quando un bambino dice “no”, quel no va rispettato. Non importa se fino a pochi istanti prima si rideva e si giocava tranquilli. Nel momento in cui arriva un no, è no. La difficoltà può essere contrastata soltanto con la chiarezza e per essere chiari, bisogna conoscere le parole corrette per nominare le cose.»
Cosa intende per “parole corrette”? «Quello che troppo poco viene fatto è chiamare le varie parti del corpo con i loro nomi. Si ricorre quasi sempre ad appellativi e anche quando si usano i nomi scientifici, spesso non sono quelli corretti. Per le bambine per esempio si usa il termine vagina, quando quello che loro vedono e di cui hanno esperienza diretta in realtà è la vulva. La verità è che quando si tratta di organi genitali, c’è un grande imbarazzo generale. Così come insegniamo ai bambini a non mettersi le dita nel naso e poi prendere in mano una fetta di torta senza lavarsi le mani, con la stessa naturalezza dovremmo insegnare che toccarsi i genitali è un aspetto personale e riservato che si fa in intimità e, anche in questo caso, poi ci si lavano le mani. Si tratta di educazione al proprio corpo, eppure oggi manca totalmente.»
Cosa accade quando l’educazione sessuale di un bambino invece passa attraverso i canali pornografici? «Oggi questo succede anche nei primi anni della scuola elementare e per un bambino la visione di un filmato pornografico toglie tanto senza dare nulla, se non esempi negativi di stereotipie, prevaricazione e prestazione con cui non ha assolutamente bisogno di relazionarsi alla sua età. Abituiamo i bambini a interrogare sempre le immagini che incontrano, a cominciare anche dalle pubblicità in televisione. Insegniamo loro a prestare attenzione non soltanto ai prodotti messi in primo piano, ma soprattutto alle persone che li presentano. Cerchiamo di risvegliare delle buone capacità di ascolto verso se stessi, magari chiedendo loro quali visioni li fanno stare bene e quali invece li mettono a disagio.»
Come si insegna il rispetto per il proprio corpo e per quello altrui? «Bisogna in primo luogo dare l’esempio. Toccare i bambini con rispetto, guardandoli sempre negli occhi e non sorprenderli mai arrivando alle spalle. Cercare di relazionarsi in maniera corretta con loro e con le persone attorno. Trasmettere l’importanza dei gesti: per esempio non sollecitare mai il bambino a dare baci alla zia, al nonno, all’amico, ma accettare il fatto che loro hanno il diritto di decidere a chi darli e quando darli. Come sosteneva la Montessori, bisogna tenere in considerazione la capacità di autodeterminazione del bambino.»
E se arriva la domanda “io come sono nato?”… «Quale risposta più bella può desiderare un bambino se non ‘mamma e papà si amavano così tanto che si sono scambiati tenerezze e un regalo reciproco da cui sei nato tu’? È una risposta che si porta dentro un mistero necessario. Se invece vogliamo soddisfare ulteriori curiosità, possiamo farci aiutare dall’albo illustrato La mamma ha fatto l’uovo di Babette Cole (fuori catalogo da qualche anno, è disponibile nelle biblioteche, n.d.r.), che spiega tecnicamente come avviene il concepimento. L’aspetto davvero geniale di questo libro però non sta tanto nella spiegazione del tubino di papà che si infila nel buchino che la mamma ha sotto la pancia, anche se questo è già un elemento di chiarezza, ma risiede nelle illustrazioni dei tanti modi in cui è possibile farlo. Sono tutte posizioni giocose che esprimono un grandissimo divertimento da parte di entrambi e una totale partecipazione. Il messaggio fortissimo che arriva ai bambini è che il sesso è una cosa bella, che si fa giocando, perché lo si vuole entrambi. Oggi purtroppo si parla di sesso come di un problema da affrontare. Io invece credo che la grande sfida culturale sia quella di considerare il sesso come un comportamento: lo si può fare in tanti modi, anche slegato dai sentimenti, ma sempre nel rispetto di se stessi e degli altri.»
Francesca Romana Grasso porterà Amorevolissimevolmente all’Istituto Comprensivo Racale (Lecce) il prossimo 2 febbraio, mentre l’11 febbraio sarà a Milano presso la Libreria Tiritera (ore 09:30 – 13:00).
Tratto da: Vanity Fair