top of page

DISCERNERE LA REALTA' DALLE ILLUSIONI DELLA MENTE: RISCOPRI LA TUA AUTENTICITA'

Quanti modi di vedere la realtà esistono?


Supponiamo di far entrare cinque persone all’interno della stanza rappresentata nella fotografia riportata qui sotto.

Ipotizziamo di chiedere ad ognuno di loro la descrizione di ciò che vedono intorno a sé, senza che nessuno possa ascoltare la risposta dell’altro.

Forse ci stupiremmo nel renderci conto che ognuno di queste persone, quasi sicuramente, partirebbe da un punto di osservazione diverso dall’altra, utilizzerebbe un proprio linguaggio, noterebbe specifiche cose che forse non sono visti da tutti quanti.

Ogni persona è unica, ha un proprio modo per utilizzare il linguaggio, attribuisce alle parole un senso differente, ha una propria storia, ha vissuto personali condizionamenti, ha un flusso logico di pensiero che la caratterizza. Esiste, dunque una realtà oggettiva oppure è sempre filtrata dalla personale mappa mentale?


Le risposte che danno alcuni studiosi e scrittori a questa domanda presenta sono molteplici.


In particolare Don Miguel Ruiz e Carlos Castaneda, che hanno diffuso le conoscenze di antica saggezza tolteca, spiegano un fenomeno chiamato addomesticamento.


In estrema sintesi evidenziano come i bambini piccoli nascano completamente puri, innocenti e liberi da qualsiasi concetto. Quando si viene alla luce, infatti, si inizia un viaggio che ci porta alla scoperta del proprio corpo fisico, delle proprie emozioni e dei propri pensieri.


Per i primi anni della sua vita il bambino vede lo stesso attraverso lo specchio che è rappresentato dallo sguardo degli adulti che ha intorno, da ciò che dicono rivolgendosi a lui, dalla modalità con cui lo fanno e da come credono che lui sia. Ogni adulto che sta vicino al bambino proietta su di lui una diversa immagine, ma nessuna di queste esse è completamente vera.


Il bambino non è in grado di vedersi da solo, ma interiorizza la proiezione degli adulti, quindi l'immagine che si crea di se stesso deriva dagli altri.


Nella saggezza tolteca questo processo viene definito come addomesticamento: il bambino crede a quello che gli adulti dicono e si accorda con questa immagine. Progressivamente impara a conoscere maggiormente se stesso. Nel tempo inizia a cercare la sua autenticità, perché sente di non essere quell’immagine che ha introiettato.

(I quattro accordi, di Miguel Ruiz, Ed. Il punto di Incontro, prima edizione italiana Marzo 2001)


Molti studi psicologici evidenziano che l'uomo tende a seguire un processo psichico con cui fa propria e ritiene di possedere una determinata identità. Esistono ruoli che vengono impersonati e maschere che sono indossate, consapevolmente o meno, che permettono di potersi definire, per poter dire ‘io sono’.



Necessità date dal mutare del contesto o bisogni interiori possono generare il bisogno di abbandonare o modificare il paradigma esistente, ovvero i ruoli e le maschere.


Cosa fare allora per trovare e vivere la propria autenticità?


Le identificazioni possono essere abbandonate, trasformate o sostituite. Reiterare schemi di gioco, comportamenti e atteggiamenti che non sono al passo con la nuova realtà può generare disagio, fino a giungere a vere e proprie crisi.


La dis-identificazione è il processo di allontanamento dagli schemi comportamentali e da ciò che non è più utile, efficace ed efficiente. Il passaggio richiede un riallineamento con la propria autenticità e l’allontanamento da attaccamenti, abitudini e paure.


Il coaching è un valido strumento per accompagnare le persone a prendere consapevolezza di sé (autenticità) e di ciò che guida le proprie scelte, in modo da agire in modo efficace ed efficiente, in coerenza con se stessi, verso il cambiamento desiderato.


Fonte: Laura Aramini

bottom of page