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La maternità surrogata: aspetti legali

La maternità surrogata è conseguenza delle difficoltà che molte coppie riscontrano nel concepire. In queste circostanze, alcuni si affidano al cosiddetto "utero in affitto". Ma in che molto è regolamentata questa situazione?


La maternità surrogata viene solitamente concepita come una maternità “su richiesta”. Tuttavia, dal punto di vista del senso comune, e anche da quello legale, l’espressione si riferisce a un concetto più ampio.

Da una parte, esiste la gestazione surrogata propriamente detta, e, dall'altra, la maternità pseudo surrogata, che fa riferimento alla fecondazione in vitro, ovvero all'impianto di embrioni e a molti altri metodi riproduttivi.

Si tende a utilizzare l’espressione “maternità riproduttiva” per riferirsi, in generale, a questi concetti. Il punto che hanno in comune tra loro, dal punto di vista legale, è la gestazione di un bambino geneticamente “estraneo” alla madre.

A seguire, parleremo principalmente della maternità surrogata che fa riferimento alla situazione in cui una donna o una coppia diano a un’altra donna l’incarico di portare avanti la gravidanza. Questa situazione è conosciuta come “utero in affitto”. Vediamone alcuni aspetti legali.


La gravidanza surrogata o “su richiesta” è legale in Italia?

Gli aspetti legali della maternità surrogata sono uno dei principali motivi per cui esiste il “turismo procreativo”. In pratica, molte coppie che hanno difficoltà a concepire e che, in alcuni casi, hanno provato molti metodi di fecondazione assistita, scelgono di ricorrere a un utero in affitto.


Queste coppie che optano per la maternità surrogata si trovano a dover affrontare il fatto che nel proprio paese di residenza questa pratica sia illegale, per cui devono recarsi all'estero per poter procedere. In Italia, dove la legislazione sulla fecondazione assistita non è tra le più avanzate d’Europa,la “gestazione su richiesta” non è permessa dalla legge.

La legge 40 del 19 febbraio 2004 recante “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” riporta tale divieto. Secondo questo articolo, qualunque accordo che preveda di incaricare una donna di una gravidanza “su richiesta”, con o senza compenso, e che stabilisce che quest’ultima rinunci al suo diritto di affiliazione materna in favore del contraente, è nullo.

La norma vuole dire che il neonato frutto di questa gestazione è legalmente figlio della donna che lo ha portato in grembo. Questo vale in qualunque caso, anche se esiste una relazione di parentela tra le parti. Nel caso in cui i gameti da impiantare nella madre siano stati appositamente forniti dalla coppia interessata, la situazione legale resta invariata.

In quest’ultimo caso, l’unica differenza è che l’uomo verrà legalmente riconosciuto come il padre biologico del bambino. La gestante potrebbe persino richiedere che si assuma i suoi doveri in quanto tale. Ma la donna della coppia non avrà alcun diritto né obbligo.


Il turismo procreativo e la maternità surrogata

Dinnanzi a questa situazione legale, le coppie che hanno deciso di optare per questo metodo tendono a ricorrere al cosiddetto “turismo procreativo”. Per riuscirci, devono scegliere Paesi in cui questa tecnica sia legale e recarsi fin lì per concretizzare l’accordo.

Tra questi Paesi troviamo alcune zone degli Stati Uniti, come la California, Chicago, Boston e New York, e paesi come il Canada, l’India, l’Ucraina, la Russia e il Kazakistan. La California è uno dei posti in cui c’è maggiore flessibilità, per cui è una delle destinazioni preferite dal turismo procreativo. L’unico problema è il costo, che è molto più elevato rispetto ad altri paesi.

In Europa ci sono due Paesi in cui la maternità surrogata è legale, sebbene con alcune limitazioni: si tratta dell’Inghilterra e della Grecia. Prima di scegliere il paese, è importante tenere in considerazione che il procedimento non è semplice allo stesso modo ovunque.


Situazione legale dei bambini nati da madre surrogata

Un numero significativo di coppie italiane ha ricorso a questa tecnica della maternità “su richiesta” all'estero negli ultimi anni. Tuttavia, una volta rientrate in Italia le cose non sono sempre state facili.

Fino al 2010, il Registro dello Stato Civile non permetteva l’iscrizione di neonati nati con questa tecnica di maternità surrogata. Il bambino rimaneva senza tutela e non poteva essere registrato, per cui non aveva accesso alla previdenza sociale né all'educazione pubblica gratuita.

Tuttavia, nell'ottobre del 2010 è stata approvata una legge che permette l’iscrizione dei figli di coppie italiane o di padri single, nati all'estero con il metodo della maternità surrogata.

Il principale requisito per la registrazione è che un tribunale competente del Paese di origine del bambino confermi, mediante una sentenza, che il minore è legalmente figlio della coppia.

Tratto da Siamo Mamme

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