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Il riccio affamato che erano due: vita domestica e vita selvatica agli occhi dei bambini

Dopo pranzo in un bel giorno d’estate stavo bevendo il caffè nel tinello che affaccia sul porticato. La grande porta a vetri in estate spesso rimane aperta perché il via vai dal giardino è continuo. Io e lo zio Gianni chiacchieravamo quando vediamo uscire a tutta velocità un animale piccolo e completamente grigio da una fessura del sottoscala. Pensiamo immediatamente a un topo. Lo zio scatta in piedi e a me esce un urlo imbarazzante. E al mio urlo il topo immaginario si blocca. Ci avviciniamo e capiamo, non senza sforzo, che si tratta di un piccolo riccio coperto da una fittissima ragnatela rimediata dai meandri inaccessibili del sottoscala. Una volta ripulito vediamo che si tratta di un cucciolo che probabilmente si era introdotto in casa alla ricerca di cibo e per questo era sveglio in pieno giorno. Quindi lo mettiamo sotto il porticato e gli diamo da mangiare. I ricci amano molto i croccantini dei gatti e la frutta e verdura possibilmente un po’ marce. Dopo un lauto pasto sparisce nel giardino. La mattina dopo, con nostra sorpresa, si ripresenta sotto il porticato, in attesa di essere sfamato.

Ma a noi sembra un po’ cresciuto anche se ovviamente sappiamo che non è possibile. Comunque gli serviamo il pranzo e il riccio mangia voracemente e va via. Il terzo giorno il mistero è svelato: i ricci sono due! Probabilmente fratelli che sono rimasti senza mamma e non sono ancora abituati a procurarsi il cibo da soli. Uno però è più magro dell’altro. Da quel giorno diventano ospiti fissi per tutta l’estate, presentandosi al ristorante della Margonellina (questo è il nome della casa dei miei genitori) e noi da quel momento ci impegniamo a cucinare piatti gustosi, facendo appositamente invecchiare e ossidare frutta e verdura. Il ristorante però aveva già diversi ospiti fissi: la piccola e coccolata colonia di gatti del nonno. I nuovi ospiti non sono schizzinosi, anzi apprezzano la varietà di croccantini serviti. I clienti fissi invece sulle prime rimangono contrariati: come osano questi ricci mangiare dalla stessa ciotola di noi gatti principi? Ma non è semplice per un gatto litigare con un riccio, anche se sei un gattone. Ma la regina delle gatte, la Tigre (di nome e di fatto), non tollera questa promiscuità e, annusando con aria disgustata l’ospite si allontana pretendendo una ciotola pulita e distanziata.


E naturalmente viene accontentata. Arriva la fine dell’estate, il peso dei fratelli ricci inizia ad apparire adeguato per affrontare il letargo e ai primi freddi non rispondono più al richiamo del barattolo dei croccantini. Noi siamo stati tristi e felici insieme: non li vedremo più ma sappiamo che pur essendo stati domestici torneranno alla loro vita da selvatici come è giusto che sia. Questa è una delle storie della sera preferita dai miei bambini che tutte le volte mi chiedono perché bisogna scegliere tra vita domestica e vita selvatica. Che differenza c’è in fondo tra un gatto e un riccio? Non si può avere tutta la libertà della natura e tutti i vantaggi di una casa? Il dibattito dura sempre più della storia ma tutte le volte avverto che hanno iniziato a maturare una loro risposta: l’amore non corrisponde al nostro desiderio di possesso.


Spero lo ricorderanno nei momenti della loro vita adulta che richiederanno questo sentimento.

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