DONNE NELLA RICERCA MEDICA: L’AVANZAMENTO DI CARRIERA È UN PERCORSO AD OSTACOLI
Secondo un’indagine condotta da Fondazione Onda ETS, in collaborazione con Elma Research, sull’esperienza delle donne ad alto impatto nella ricerca biomedica, solamente il 17 per cento delle rispondenti si ritiene soddisfatta del livello di inclusività raggiunto in questo campo Sono 98 le ricercatrici che vengono premiate quest’anno nel “Top Italian Women Scientists”, il Club, nato nel 2016, che riunisce le ricercatrici italiane altamente citate in campo biomedico
Difficoltà a mantenere un equilibrio tra vita privata e vita lavorativa, aspettative sociali che vedono la donna come perno della vita familiare, difficoltà ad accedere a ruoli di leadership in ambito biomedico, ma anche rinunce, grandi o piccole, per avanzare nella propria carriera: la progressione nelle professioni in ambito scientifico è ancora complessa per le donne malgrado tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sia data rilevanza alla parità di genere, la strada per raggiungere le pari opportunità in termini di leadership è ancora lontana. Questo è lo scenario delineato dai risultati dell’indagine condotta da Fondazione Onda ETS, in collaborazione con Elma Research, sull’esperienza delle donne nella ricerca scientifica. L’analisi, condotta su un campione di 82 donne facenti parte del Club delle “Top Italian Women Scientists”, il circuito della Fondazione dedicato alle ricercatrici in campo biomedico che si distinguono per la loro elevata produttività scientifica, fondato con Adriana Albini.
«Fare rete nel mondo della ricerca scientifica e promuovere la ricerca delle donne è uno degli obiettivi a cui teniamo maggiormente», commenta Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda ETS. «Per questo lavoriamo attivamente per far avvicinare a questo mondo le giovani ricercatrici, anche attraverso eventi scientifici, concorsi e bandi di ricerca che contribuiscono a creare una rete di professioniste che si contraddistinguono per un’alta produttività scientifica e soprattutto per un’alta capacità di fare opinione, nella prospettiva di nuove riflessioni ed azioni che possano avere effetti positivi per la salute della donna e di genere. L’analisi che abbiamo condotto insieme a Elma Research, tuttavia, sottolinea come la strada per raggiungere la parità in questo ambito non solo sia ancora lunga, ma sia fitta di ostacoli».
Non sorprende, dunque, che solo il 17 per cento delle rispondenti si dichiari pienamente soddisfatta del livello di inclusività raggiunto nel campo della ricerca biomedica. Ma non solo: il 55 per cento delle intervistate ritiene che le scelte di carriera delle donne in questo campo siano pesantemente influenzate dalle aspettative sociali e dalle pressioni derivanti dal dover conciliare vita professionale e privata, soprattutto se madri o caregiver. Pregiudizi, bias culturali e discriminazioni inoltre concorrono a mettere in discussione il valore e la professionalità delle donne in questo ambito, così come le loro capacità manageriali. Questo contribuisce a chiudere le porte alle donne ai ruoli di leadership e alle posizioni apicali nelle strutture dove lavorano, tanto che il 40 per cento delle rispondenti crede che le donne siano sottorappresentate nel proprio settore. Anche sul lato del welfare la situazione non migliora: se da un lato il 68 per cento delle rispondenti dichiara di dover fare spesso piccole rinunce nella propria vita privata, il 25 per cento delle TIWS che ha avuti figli dichiara di non aver avuto la possibilità di usufruire del congedo di maternità e il 16 per cento di chi non ha figli ha rinunciato alla maternità anche a causa del lavoro.
Quello che emerge, tuttavia, è che la passione e l’amore per il proprio settore, combinate con la dedizione al lavoro e il senso di responsabilità nei confronti dell’impegno e dei sacrifici intrapresi, rappresentano, nella maggior parte dei casi, le leve che tengono accesa la motivazione delle donne a perseguire una carriera nel campo della ricerca biomedica e, conseguentemente, a non gettare la spugna in caso di avversità.
Nel quadro dell’impegno di Fondazione Onda ETS nel riconoscimento dell’impatto femminile nella ricerca scientifica, sono state premiate quest'anno, nel corso di un incontro organizzato a Palazzo Pirelli in collaborazione con Regione Lombardia, le 98 ricercatrici che faranno parte del rinnovato Club delle “Top Italian Women Scientists” che riunisce dal 2016 le eccellenze femminili contraddistinte da un’alta produttività scientifica ed alto numero di citazioni.
Ad aver aderito al Club sono un ampio numero di ricercatrici italiane impegnate nel campo della biomedica, delle scienze cliniche e delle neuroscienze, recensite nella classifica dei Top Italian Scientists (TIS) di Via-Academy, censimento degli scienziati italiani di maggior impatto in tutto il mondo, misurato con il valore di H-index, l’indicatore che racchiude sia la produttività sia l'impatto scientifico del ricercatore, nonché la sua continuità nel tempo e che si basa sul numero di citazioni per ogni pubblicazione. Per il Club sono state selezionate le ricercatrici con H-index pari o superiore a 60.
«Il Club TIWS riunisce donne di ‘impatto’ nella biomedicina», dichiarano Adriana Albini, Presidente Club TIWS di Fondazione Onda ETS, Collaboratrice Scientifica IRCCS IEO-Istituto Europeo di Oncologia, Milano e Sonia Levi, VicePresidente del Club, Università Vita e Salute del San Raffaele. «Non solo nel senso che il loro lavoro impatta sulla società e sui progressi della conoscenza, ma, anche perché, attraverso la loro produzione scientifica letta e citata, si sono conquistate una posizione alta nella ‘hit parade’ della ricerca biomedica grazie al loro ‘H-Index’, una misura di produttività e citazioni. Nato nel 2016 grazie a Fondazione Onda, il Club delle scienziate ha visto la crescita di una rete di donne ricercatrici in campo biomedico che può diventare di riferimento alle giovani studiose. La Survey condotta con le TIWS su successi e barriere nella strada professionale ha ispirato anche il tema della tavola rotonda di quest’anno: ‘Come superare le difficoltà nella progressione delle carriere scientifiche?’ condotta dall’associazione EWMD che dal 2019 è nostra partner nell’organizzare un meeting scientifico e di divulgazione».
«Le donne che sono impegnate nella ricerca scientifica svolgono un ruolo sempre più centrale nella nostra comunità ma al contempo si ritrovano ad affrontare sfide significative». È quanto ha dichiarato Emanuele Monti, Presidente della Commissione Welfare di Regione Lombardia e già Presidente della Commissione sanità nella scorsa consiliatura, che ha proseguito: «tra le varie sfide ci sono sicuramente la difficoltà di bilanciare la vita privata e professionale, le aspettative sociali che le vedono come pilastro della famiglia e l'accesso limitato ai ruoli di leadership. Proprio attraverso queste difficoltà le donne ricercatrici dimostrano una resilienza straordinaria, trasformando ogni ostacolo in un'opportunità per avanzare e ridefinire il panorama scientifico. La dedizione e la passione delle ricercatrici – conclude Monti – rappresentano le fondamenta su cui costruire un futuro di parità di genere che vada anche al di là dalla ricerca scientifica, che può essere quindi di grande esempio per tante altre donne impegnate nei più svariati settori della società, lavorativi e non, dimostrando che, seppure con qualche difficoltà, non ci sono barriere di genere che non possano essere abbattute».
Alla tavola rotonda hanno partecipato ricercatrici altamente citate, come Delia Goletti (IRCCS Spallanzani), Rossella Nappi (Università di Pavia), Eva Negri (Università di Bologna), Katia Varani (Università di Ferrara), dopo gli interventi di MariaPia Abbracchio (Università Statale di Milano) e Maria Rita Querzé (Giornalista del Corriere della Sera).
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