QUANDO È GIUSTO LASCIARE IL CIUCCIO?
Molte volte capita di trovarsi di fronte alla disperazione dei bambini dovuta all’assenza del proprio ciuccio. Nessun altro oggetto, per quanto simile, sembra infatti in grado di sostituirlo e di svolgere quella stessa funzione consolatoria, ben conosciuta dai neo-genitori! È proprio in questi momenti che ci si può interrogare sul ruolo che il ciuccio svolge nella vita dei più piccoli.
Fin dalla nascita, il bebè cerca rassicurazione e contenimento nel contatto con la madre, rivolgendosi innanzitutto al seno. Durante l’allattamento il bambino, infatti, ascolta la voce della propria mamma, ne sente l’odore e il calore della pelle, si rilassa.
La suzione, come ci insegna Freud, padre della psicoanalisi, non costituisce solo il modo attraverso cui il piccolo soddisfa i suoi bisogni primari, ma anche un’attività da cui trae piacere e che allo stesso tempo gli consente di entrare in contatto con il mondo.
Egli leggeva l’abitudine dei bambini di mettersi il pollice in bocca come un’attività spontanea finalizzata a “succhiare con delizia”, cioè succhiare per il piacere di farlo, anche in assenza di fame. Il bambino e la bambina si procurano così una soddisfazione mentale, indipendente dal “piacere di pancia”. Soprattutto durante il periodo dello svezzamento, il piccolo, infatti, inizia a rivolgersi a oggetti diversi, come il ciuccio o il dito, alla ricerca di quelle stesse sensazioni di sicurezza e appagamento sperimentate precedentemente, durante l’allattamento.
Possiamo quindi considerare il ciuccio, il biberon o il dito come dei precursori dell’oggetto transizionale, concetto coniato da Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese, con una duplice valenza: è qualcosa di reale (ad esempio, un peluche o una coperta), in quanto effettivamente esistente, e di simbolico, perché assume un significato particolare relativo a ciò che rappresenta. Nella mente del bambino ricopre, infatti, la stessa funzione della mamma e del papà quando non sono presenti. Tali oggetti sono quindi in grado di garantire un senso di tranquillità e di vicinanza emotiva, e consentono di transitare dalla sicurezza che offre un genitore alle novità del mondo, conquistando spazi di autonomia sempre maggiori.
In conclusione, cosa può fare l’adulto rispetto all’utilizzo del ciuccio? Innanzitutto, conoscere e riconoscere il valore di questo oggetto. A tal proposito, data l’importanza che spesso assume nel percorso evolutivo, è bene che non si imponga una separazione netta, improvvisa e forzata al piccolo dal proprio “compagno di avventure”. Il distacco potrà avvenire in maniera graduale, soprattutto rispettando i momenti della crescita: per il figlio, ad esempio, potrebbe essere complicato rinunciare alla propria fonte di sicurezza in periodi in cui già affronta altre fatiche dal punto di vista della separazione. Inoltre, è utile ricercare la collaborazione del bambino, sostenendolo e spronandolo a trovare le modalità più opportune in relazione alla sua età.
Ricordiamo infine che la separazione dall’oggetto, in ogni caso, è un processo fisiologico: spesso accadrà spontaneamente quando il piccolo sarà pronto.
Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
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