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Il leprotto intraprendente: se ti serve aiuto cercalo

Alcuni anni fa, quando lavoravo in un negozio (oggi il tutto mi sembra lontano mille anno luce) stavo seguendo un impegnativo cambio allestimenti ad opera del mio amico Walter. Il negozio era un grande destination store, cioè un enorme negozio in un posto dimenticato da Dio e dove vai appositamente, non certo perché ci passi davanti. In un via Vai di carrellisti che movimentavano 24 bancali di materiale arriva Walter con in mano un minuscolo leprotto che ha aspettato l’apertura delle porte automatiche per varcare l’ingresso del negozio.


Prima riflessione: va beh che siamo in mezzo alla ridente campagna padana ma le lepri in negozio non ci erano ancora capitate (cani e gatti non accompagnati sì, oltre a ospiti meno piacevoli come topini e innocui rettili).

Secondo pensiero: questi lo sanno che siamo animalisti e soccorriamo tutti. Infine abbiamo supposto che l’allestimento primavera con enormi distese di animali di ceramica su prati e alberi fioriti esercitasse un certo fascino. La realtà era molto meno poetica: abbiamo cercato la mamma nel giardino esterno e abbiamo trovato il fratellino che era rimasto schiacciato da un mezzo nel parcheggio. Probabilmente era successo qualcosa alla loro mamma e i due leprotti erano usciti dalla tana spinti dalla fame. Il leprotto è quindi stato battezzato Tyson perchè se devi iniziare una lotta ti serve un nome adeguato, non puoi mica chiamarti Polpetta. Contatto il dipartimento veterinario dell’ASST locale e mandano un addetto al recupero dei selvatici (che fa pensare a cinghiali e volpi). Mi dice che è piccolo (non serve una laurea in veterinaria per leggere 2 etti sulla bilancia) ed è estremamente difficile che si salvi. Va bene non dare false speranze ma neanche prospettare la tragedia imminente è l’ideale. Walter se lo sfila dalla maglia dove Tyson si era comodamente addormentato, lo affida all’operatore e torna a Milano raccomandandomi di dargli notizie. Dopo due giorni prendo coraggio e chiamo il centro per sapere la sorte del leprotto. Se la sta cavando ma non era fuori pericolo. Continuo a chiamare per tutti i giorni successivi. Alla fine mi dicono, un po’ provati, di non chiamare più, perchè sta bene e tornerà nei prati.

Aggiorno Walter che aspettava il bollettino quotidiano sul leprotto. Si era ammalato un suo famigliare e confidava in una piccola dose quotidiana di buone notizie che io per fortuna gli davo. In una telefonata mi ha detto: “Questo si è salvato perché non è stato ad aspettare l’intervento del cielo, è venuto a chiamarci dove eravamo e non ci ha dato scelta”. Un esempio da seguire.


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