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Il rientro a scuola ai tempi del Coronavirus


La ripresa dell’anno scolastico è un momento importante per tutti i bimbi e per le loro famiglie. Quest’anno, però, l’inizio della scuola assume un ruolo ancora più significativo. Un ruolo centrale per tutta la società in generale. La ripresa della scuola, infatti, rappresenta la dimostrazione che stiamo imparando a convivere con questo terribile virus. Ad oggi, non abbiamo ancora gli strumenti per sconfiggere il Coronavirus, e la ripresa di una quotidianità sancisce la nostra capacità di poter “andare avanti”. Per questo motivo, dunque, il primo giorno di scuola ai tempi del Cornavirus diventa un argomento così centrale per tutta la società.

LA VOGLIA DI TORNARE AD UNA QUOTIDIANITA’ NOTA

Quest’anno più che mai, la fine delle vacanze estive sancisce un momento significativo per tutti. Contrariamente a quello che un pensiero stereotipato può far pensare, il primo giorno di scuola ai tempi del Coronavirus per i bambini e per i ragazzi è un momento tanto atteso. Mai come in questo periodo, infatti, i bimbi e i ragazzi hanno respirato un clima di incertezza rispetto non solo al futuro, ma anche rispetto al presente. Molte volte in questi mesi ho incontrato bimbi e adolescenti che mi esprimevano il desiderio di tornare a scuola. Indipendentemente dalla loro voglia di studiare, infatti, tantissimi bambini riportavano il desiderio di tornare ad una normalità nota, conosciuta. Una routine prevedibile per loro, in cui avevano modo di pensarsi e di organizzarsi. Sapere che un certo giorno si torna da scuola per l’ora di pranzo, piuttosto che di rimane in classe fino al pomeriggio, per i bimbi è fondamentale al fine di promuovere una loro capacità organizzativa e, quindi, di autonomia. E’ solo in questo contesto noto, definito e prevedibile, che i bimbi possono sperimentare e definirsi come persone.

La voglia di vedere gli amici, di stare fuori casa, di riprendere gli sport o le attività più amate, è strettamente connesso con l’inizio della scuola. Il desiderio di tornare alla normalità, ricordiamolo, non è importante solo per l’adulto, ma, anche e soprattutto, per i bambini. Il primo giorno di scuola ai tempi del Coronavirus rappresenta proprio questo: la dimostrazione che, anche se in modo differente rispetto al passato, una quotidianità prevedibile e nota è possibile.

L’IMPORTANZA DI DARE SIGNIFICATO ALLA SOSPENSIONE DI QUESTI MESI

Il rientro a scuola di questi giorni è un momento delicato ed estremamente complesso. Per la società, che tocca con mano una ripresa possibile e sperimenta la capacità di convivere con il Coronavirus. Ma non solo. I primI giornI di scuola ai tempi del Coronavirus sono estremamente significativi per ogni bambino. Il rientro non può essere lasciato al caso. E non si tratta solo di rispettare scrupolosamente le misure di sicurezza che si dovranno adottare per preservare la propria salute e quella del prossimo. Quello è fondamentale, ma non sufficiente.

E’ centrale, infatti, dal primo giorno di scuola ai tempi del Coronavirus, anche dare un senso alla sospensione delle lezione scolastiche. Non pensiamo che i bimbi siano stati felici di stare a casa tutti questi mesi. Non pensiamo che i piccoli arrivino da mesi e mesi di vacanza. Nulla di più sbagliato. Anche i bambini, come gli adulti e forse ancor di più, hanno vissuto mesi terribili, fonte di angoscia e incertezza. Mesi e mesi senza capire cosa stava succedendo (soprattutto i più piccoli) e cosa potevano fare per preservare sé stessi, la propria famiglia e i propri amici da questo terribile nemico invisibile.

Aiutare i bambini a dare significato a quello che è successo in questi mesi è fondamentale ed è uno dei compiti della scuola, di qualsiasi ordine e grado. Perché i bimbi, come gli adulti e forse ancora di più, sono stati le vittime silenziose di questa terribile pandemia. Aiutare i piccoli a dare senso a questo periodo significa dare loro modo di esprimete ciò che hanno vissuto e provato; dare voce, dunque, alle loro emozioni. Non è scontato e, a scuola forse la prima volta, possono farlo in un contesto diverso da quello della famiglia. Ripartire dalle loro emozioni, dunque, permetterebbe di rendere i bambini e i ragazzi maggiormente protagonisti in una vicenda che ha visto tutti noi passivi di fronte a un nemico invisibile e incontrollabile.

IL RIENTRO A SCUOLA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: QUALCHE RIFLESSIONE

1. L’INCERTEZZA. In questo periodo più che mai, il termine incertezza è centrale nella vita di ognuno di noi. Bambini e ragazzi compresi, non pensiamo al contrario. Anzi. Molti studiosi, in tempo pre-Covid, sottolineavano come ai giovani sia stato rubato il futuro. Oggi, ai tempi del Coronavirus, forse possiamo dire che è stato rubato loro, in parte, anche il presente. Le ricerche dimostrano come questi mesi abbiano visto incrementare il numero di sintomi d’ansia nei bambini e nei ragazzi. L’incertezza, infatti, non è solo riferita alla prosecuzione delle lezioni in presenza. “Domani si andrà ancora a scuola?”. No, non è solo questo. E’ qualcosa di molto più profondo e ampio. Qualcosa che rischia di influenzare in maniera consistente lo sviluppo dei bambini e la definizione della loro identità.

2. LA PAURA DELL’ALTRO. In una società che già insegna ai giovani ad aver paura dell’Altro, l’arrivo del Coronavirus ha amplificato in maniera esponenziale questo concetto. L’uso delle mascherine e l’obbligo del distanziamento sociale rimandano ad un’idea dell’Altro come potenziale nemico. L’Altro, dunque, è colui che può infettarmi e farmi ammalare. Questo, ovviamente, può amplificare paure, ansiee vere e proprie fobie nei bambini. Riuscire a cogliere le misure di sicurezza come qualcosa che può favorire il benessere proprio e altrui (e, non solo, come protezione dall’Altro) diventa fondamentale, anche se molto complesso.

3. NON SOLO APPRENDIMENTI. La scuola è luogo di apprendimento. Ma non solo. Soprattutto in questo momento, la scuola deve assumere un ruolo educativo centrale. Non diamo la colpa ai bambini e ai ragazzi di quello che è successo. “Ne hanno avuto tempo per riposare” potrebbero dire molti. Assolutamente no. La sospensione della scuola non è stata una scelta dei ragazzi e, molte volte, nemmeno qualcosa che hanno vissuto così tranquillamente. E’ qualcosa che hanno subito. Qualcuno, magari, più positivamente di altri. Ma non è, comunque, una loro scelta. Vi sono molti dibattiti sulla promozione dei ragazzi quest’anno e sul recupero del debiti. Il focus, però, forse dovrebbe essere spostato su altro. I ragazzi si sono trovati a studiare in autonomia, con un modello mai sperimentato dal sistema italiano fino ad ora. Questo, con tutte le lacune del caso. A fronte di molte scuole e molti insegnanti che si sono organizzati in maniera davvero efficiente, ci sono state situazioni in cui questo non è stato possibile. Non è corretto penalizzare i ragazzi per qualcosa di cui loro stessi sono stati vittime. L’inizio del nuovo anno, dunque, dovrebbe tenere bene in mente questo e ripartire proprio da qui. Dal recupero di un anno complesso, difficile da molti punti di vista, dove gli apprendimenti devono essere ripresi, ma, forse, non essere la priorità esclusiva. Diventa fondamentale, come detto in precedenza, dare significato a quello che è successo, dare modo ai bambini e ai ragazzi di esprimere quelle che sono le emozioni legate a quello che è stato vissuto e stanno vivendo tutt’ora.

Il rientro a scuola ai tempi del Coronavirus, dunque, non è solo una ripartenza. Deve diventare l’occasione di un vero e proprio ripensare alla scuola, ai suoi bambini e ai suoi ragazzi.

Dott.ssa Annabell Sarpato

www.annabellsarpato.com

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