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TRAVESTIMENTI: SÌ! CON IL CESTO DELLE MERAVIGLIE

Prepariamo una scatola per travestirci a ogni stagione, secondo i consigli della psicomotricista.



Il gioco simbolico è un modo per esprimere esperienze, affetti ed emozioni. È il gioco del “far finta che”, dove qualsiasi oggetto può assumere un significato che va al di là della sua concretezza. Una palla diventa un pulcino e subito dopo si trasforma in un bambino oppure torna a essere una palla. La stoffa è una coperta ma anche un aquilone. Una scatola è una barca, un’automobile, un razzo interplanetario. Nel gioco simbolico i giocattoli non sono necessari. Quel che serve è spazio, tempo e oggetti che possa assumere creativamente un significato per rispondere al bisogno evolutivo del bambino.

Le età del travestimento Il gioco simbolico matura con l’età. Già intorno al primo anno di vita, i bimbi e le bimbe giocano volentieri con stoffe colorate di diversa consistenza. Verso i 2 anni usano le stoffe di vario tipo per metterle intorno alla vita come se fossero una gonna, oppure per coprire simbolici cuccioli che fanno la nanna. Dopo i 3 anni le magliette si trasformano in mantelli e il bambino sperimenta il gioco del supereroe o della principessa. “Travestirsi è un gioco affascinante da sempre – spiega Eva Biondino, psicomotricista ed esperta di gioco -. L’imitazione è un passaggio indispensabile per poter costruire la propria identità, ma anche per capire l’identità delle altre persone, mettendosi, letteralmente, nei loro panni”. Elaborare e sperimentare Travestirsi significa mettere in gioco una parte di sé senza sentirsi in colpa. Emozioni e conflitti possono essere giocati e, così facendo, sperimentati, in un’epoca della vita in cui tutto è permesso e non ci sono limiti. Nel gioco il bambino può essere il bello, il brutto, il cattivo, il buono, il ladro, il pirata, la maestra e la dottoressa. Può affrontare quegli aspetti proibiti e quelle paure che fa fatica a esprimere: sono il mostro che viene di notte! Bisogna che il contesto di gioco sia sufficientemente libero, senza che gli adulti si prendano la responsabilità di dirigere. “Gli adulti possono e devono controllare - continua la psicomotricista - ma a distanza e senza entrare nel perimetro del gioco. In questo modo il bambino riesce a costruire vere e proprie narrazioni”.

Il cesto delle meraviglie Un supporto utilissimo da tenere in casa per favorire il gioco simbolico è il cesto delle meraviglie, un baule pieno di travestimenti da lasciare in un luogo di facile accesso ai bambini. Il cesto si arricchisce progressivamente e contiene di tutto, non soltanto “costumi di carnevale”. Ci possono stare vecchi abiti, gonne, maglie, sciarpe, top di paillettes, scarpe, pellicciotti ecologici, borse e altri accessori più specifici, come il vestito da cowboy, quello da cuoco o da vampira. Anche oggetti non più funzionanti, ma simbolicamente significativi, come un telecomando, un portafoglio o un vecchio telefono (senza batteria) sono stimolanti. I cappelli sono il massimo: mettetene tanti, di stile diverso, i bambini ne vanno matti! Ovviamente bisogna prestare attenzione agli oggetti con cui ci si può fare male, a partire da quelli con lacci e cordini. “Meglio evitare, inoltre, quegli abiti che possono sottolineare certi stereotipi - conclude la psicomotricista -. Non rimproverate mai i bambini per quello che decidono di indossare! Ci si può vestire da uomo o da donna, mescolare stili diversi, trasformarsi in un astronauta-ballerina: va tutto benissimo! L’obiettivo è proprio sperimentare e il compito del genitore è lasciare libero il bambino in ambiente lecito e protetto”. E avanti con la fantasia!


*Articolo redatto da Primigi in collaborazione con Giovani Genitori

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