Quando si hanno dei bambini si trova il tempo per cogliere dei fiori
Volete sapere come è nato il Programma Baby Signs?
Non poteva che essere una bimba a dare il via alle osservazioni e agli studi che lo hanno fatto diventare un movimento mondiale! Se centinaia di genitori in tutto il mondo hanno conosciuto e continuano ogni giorno a scoprire le gioie della comunicazione precoce con i propri bambini..è grazie alla piccola Kate e ad una dolce routine mattutina con la sua mamma, la Dott.ssa Linda Acredolo, professore emerito di Psicologia dell’Università della California.
Estate 1982: Kate, una bimba di 12 mesi, e la sua mamma Linda passeggiavano nel giardino di casa.
A un tratto Kate indica alla mamma il solito cespuglio dove si fermavano abitualmente per raccogliere e annusare le rose. La mamma nota che, oltre ad indicare, la bimba inspira con il naso, proprio come se stesse annusando il profumo dei fiori. Si fermano così davanti al cespuglio, si avvicinano a una rosa e la annusano. Proprio come tutte le altre volte.
Nei giorni successivi, la mamma nota che la bimba continua ad inspirare con il naso tutte le volte che vede un qualsiasi altro fiore, sia reale che rappresentato, come quello sui libricini o stampato sul pigiamino, come se dicesse “guardate, qui c’è un fiore!”. La mamma si chiede quindi se anche gli altri bambini hanno questo comportamento. Coinvolge quindi la collega Susan Goodwyn, professore di psicologia presso la California State University, e insieme osservano attentamente Kate. Notano che utilizza anche altri segni per mostrare o chiedere qualcosa, come dondolarsi quando vede un altalena. Capiscono che, pur non parlando ancora, la bimba utilizza un mezzo molto efficace per farsi capire: i segni. Questa considerazione porta le due dottoresse ad iniziare una serie di ricerche durate 20 anni mirate ad osservare quanti e quali segni utilizzano i bambini, come e in quali contesti li usano.
Scoprono con entusiasmo e stupore che maggiore è il numero di segni utilizzato, migliore è la capacità dei bambini di essere compresi e, quindi, minori sono le situazioni di frustrazione e incomprensione che si creano quando il bambino non ha la parola per dire ciò che vuole o che non vuole. Non solo, scoprono che anche lo sviluppo del linguaggio e quello cognitivo godono degli stessi benefici. Scoprono che attraverso il segno, il bambino ci apre una finestra nella sua mente, quando ancora non può farlo attraverso le parole.
Care mamme, non avete voglia di regalare questa possibilità anche ai vostri piccoli?
Mariapaola Scuderi e Lucia Pecoraro, Istruttrici Baby Signs