DONNE E FUMO: L'EPIDEMIA CHE NON VOGLIAMO VEDERE
Fumano più donne di quante si creda. Il dato da una ricerca voluta da Fondazione Umberto Veronesi per tracciare l'identikit del tabagismo femminile in Italia
Sono poco meno di metà le donne italiane che fumano, e il 38 per cento lo fa ogni giorno. Il dato è di molto superiore a quelli cui siamo abituati e arriva da un'ampia ricerca, commissionata dalla Fondazione Umberto Veronesi a AstraRicerche. Non è una buona notizia, in un momento in cui gli esperti fanno suonare il campanello d'allarme: nelle donne i tumori del polmone, come altre malattie legate al tabacco, aumentano di numero, mentre negli uomini diminuiscono; gli uomini si allontanano con costanza dalle sigarette, mentre il dato femminile negli ultimi anni è tornato a salire.
LE 50-60 ENNI CHE NON SMETTONO:
Lo scopo dell'indagine “Le donne e il fumo in Italia”, condotta da AstraRicerche, è scattare una fotografia delle donne italiane e il fumo, capire quante sono realmente, fra fumatrici abituali e occasionali, come e quante sigarette accendono, perchè fumano e - in particolare - perchè non smettono. Diminuiscono i fumatori totali, diminuiscono costantemente gli uomini con la sigaretta, invece le donne no. Sono state interpellate 1.502 donne italiane fra i 15 e i 65 anni e ne è scaturito un patrimonio di informazioni unico su questo tema. Alla domanda “in un giorno, di media, quante sigarette fuma?” ha risposto “mai” poco più della metà del campione. Appena 55 su cento, ancora meno se si considerano le sessantenni. Fumano le donne mature (50%) più delle ragazze (39%), le donne del Sud (50%) più di quelle del Centro (45%) e del Nord (39%). Fumano leggermente di più le donne con un diploma rispetto a quelle con un titolo di studio inferiore o una laurea. Più nei ceti sociali alti rispetto ai medi e medio-bassi. Fumano più le donne con figli minorenni (51%) rispetto alle altre (40%).
QUANTO FUMANO LE DONNE IN ITALIA?
Il 34.7% delle italiane accende 3 o più sigarette al giorno, il 9.7% ‘non tutti i giorni, a volte’ o ‘1-2 sigarette al giorno’. Dieci donne su cento accendono almeno 16 sigarette al giorno, una fumatrice su tre fuma da almeno vent'anni. Fra coloro che non fanno uso di tabacco, una su tre è una ex-fumatrice. Le intervistate delle regioni meridionali inoltre dichiarano di fumare di più rispetto a 3 anni fa. Oggi ricordiamo al massimo dai racconti delle nonne o dai film i tempi in cui era disdicevole che una donna fumasse. Nel 2018 è sempre più alta la percezione che il tabagismo femminile sia diffuso: un terzo delle intervistate afferma che le amiche, colleghe, familiari che fumano sono “tutte, quasi tutte o molte”. Vale la pena notare un confronto col passato: dieci anni fa il 46% delle intervistate dichiarava di vivere accanto a “nessuna” o “pochissime” fumatrici, nel 2018 lo dice soltanto il 35%. Più di un quinto delle italiane vive con persone (uomini o donne) che fumano in casa.
LO STEREOTIPO DELLA DONNA NEVROTICA E LA SIGARETTA ANTISTRESS:
In un documento della British American Tobacco del 1976 si legge: "Possiamo concludere che ci sono numerose differenze e che, in modo forse sorprendente, ci sono prove che le donne sono più motivate a fumare degli uomini e che trovano più difficile smettere". E ancora: "Gli uomini fumano come in una tradizione tribale, mentre le donne fumano come sintomo di insicurezza. Può essere, ma vale la pena sottolineare che le donne in generale sono più nevrotiche degli uomini". Marketing sessista di un'altra epoca. Forse. La ricerca della Fondazione Veronesi tratteggia con una certa precisione le modalità con cui le donne usano le sigarette. La metà delle fumatrici accende una sigaretta entro mezz’ora dal risveglio, il 67% entro un’ora; in generale gli indicatori di dipendenza dal tabacco (gli stessi utilizzati per il test di Fagerstrom) si rivelano medi o alti per la maggioranza delle intervistate. Fumano durante le uscite serali (67%), nelle pause lavorative (54%), la mattina prima di iniziare le attività quotidiane (53%), mentre si aspettano i mezzi di trasporto (47,5%). Perché hanno iniziato? Soprattutto per “provare, spinte dalla curiosità” (58,5%), per compagnia e imitazione (“lo facevano amici, compagni di scuola, colleghi” 46,6%), per "affrontare un periodo difficile" (15%). E perché continuano? Le ragioni sono le più varie, ma aumenta il numero di fumatrici attribuiscono (sbagliando) alla sigaretta proprietà antistress, la vedono come uno strumento per convivere con le tensioni della vita quotidiana (“mi rilassa, mi distende” 42,3%; “mi calma quando sono nervosa/arrabbiata” 37%, “mi aiuta a staccare un attimo” 36%).
SMETTERE DI FUMARE:
Smettere interessa a molte: l’85% dice che vorrebbe, ma solo il 32% la considera una priorità a cui tengono, soprattutto fra le over 55; ci hanno provato i tre quarti delle fumatrici ma solo il 27,6% “con impegno”; fra loro, il 22% non ci è mai riuscita, il resto ha smesso ma poi ha ricominciato. Colpisce il fatto che ci si ricasca anche dopo molto tempo, addirittura dopo anni (è successo a una su tre). In generale, pensano sia un’impresa difficile o molto difficile. I motivi più citati per smettere di fumare sono la volontà, i costi delle sigarette, la gravidanza e figli, la paura di ammalarsi. Hanno più possibilità di staccarsi dal pacchetto di sigarette, anche temporaneamente, le donne in posizioni socioeconomiche più forti. Come hanno smesso di fumare? Chi ce l'ha fatta nella maggior parte dei casi non ha cercato il supporto di persone o prodotti specifici (72,8%), poco meno del 7% ha usato sostitutivi della nicotina, il 4,5% agopuntura o altri approcci non convenzionali, il 2,5% ha cercato un supporto psicologico, il 2% si è rivolta a un centro antifumo. Tredici fumatrici su cento sono passate alla sigaretta elettronica, in via temporanea o definitiva.
PERCHÈ NON SMETTONO?
Soprattutto perché pensano di non riuscirci o non ci riescono (quasi il 40%), si sentono dipendenti (25%), le persone intorno a loro fumano (25% che diventa il 40% fra le ragazze con meno di 24 anni), lo faranno più avanti (23%), temono di ingrassare (18.5%). Fra le ragazze, infine, è diffusa (20%) la convinzione che i rischi del fumo siano rappresentati in maniera esagerata da comunicazione e pubblicità.
UN DATO CHE SORPRENDE E PREOCCUPA
Il 31 maggio, in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, l'ISS pubblicherà i dati aggiornati sul fumo in Italia. Nel 2017 il Rapporto annuale indicava il 20,8% di donne fumatrici, ovvero 5,7 milioni. La differenza con il dato dell'indagine Fondazione Veronesi/AstraRicerche (45% di consumatrici di sigarette, fra abituali e saltuarie) è notevole. Le ragioni, spiega Cosimo Finzi, ricercatore e amministratore delegato di AstraRicerche, possono essere la diversa metodologia (intervista personale contro questionario anonimo, "già in altre indagini, sui giovani fumatori, erano emersi dati alti") e la domanda portante ("quante sigarette fumi di media in un giorno") che permette di tenere conto anche dei fumatori occasionali. In ogni caso un argomento importante su cui riflettere.
NECESSARIO AGIRE
Alcuni mesi fa uno studio pubblicato su Tumori, la rivista dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano, e condotta da esperti di tabagismo e di epidemiologia, aveva fatto notare una preoccupante combinazione. Fra il 1999 e il 2010, mentre il numero di nuovi casi di tumori del polmone negli uomini scendeva del 2,5 per cento l’anno, quello nelle donne saliva del 2,4 per cento l’anno. La tendenza non è certo una sorpresa per gli epidemiologi, poichè è la conseguenza lineare dell'incremento del numero delle fumatrici di 30 o 40 anni fa. Il picco si è avuto inorno al 1990, con un 25,9% registrato dalle stime dell’Istituto Doxa per l'Istituto superiore di sanità, con successive oscillazioni e una tendenza alla riduzione lieve ma costante, arrivando vicino a una parità con gli uomini. Però negli ultimi tempi la quota delle fumatrici torna a crescere: negli ultimi due anni le fumatrici in Italia sono passate da 4,6 a 5,7 milioni (sempre Doxa/ISS).
«Dobbiamo rapidamente invertire questo trend negativo di diffusione del fumo nelle donne» ha commentato Giulia Veronesi, membro del Comitato Scientifico di No Smoking Be Happy e Responsabile della Sezione di Chirurgia Robotica presso l’Istituto Clinico Humanitas di Milano. «In Europa la mortalità per tumore polmonare ha superato quella per tumore del seno, diventando prima causa di morte oncologica nelle donne, "primato" valido fino a poco fa solo per gli uomini. Come medici ci accorgiamo che sempre più donne si presentano nei nostri ambulatori per tumore polmonare e patologie cardiovascolari correlati al fumo, ahimè spesso in fase avanzata di malattia. Questa ricerca è il punto di partenza per una rinnovata attività di educazione, informazione e comunicazione che focalizzi l’attenzione sul problema fumo nelle donne. Bisogna ridurre il consumo, prevenirlo nelle più giovani, offrire sostegno a chi vuole smettere ma non ce la fa, lavorare per migliorare la diagnosi precoce delle malattie a cui le fumatrici sono più esposte».
UN PREMIO ALLA RICERCA
Nel 2018 la Fondazione Veronesi bandisce la prima edizione del Premio per la migliore ricerca su fumo e donne, a fianco della Società Italiana di Tabaccologia (SITAB). Il riconoscimento - del valore di 2.500 euro, sarà consegnato a un ricercatore under 40 iscritto alla SITAB nel corso del Congresso nazionale in programma a Firenze l’8 e il 9 novembre, per «incentivare, selezionare e diffondere progetti e ricerche che abbiano come finalità la lotta al fumo di tabacco e ai suoi danni nel genere femminile» (il bando è consultabile sul sito tabaccologia.it).
I DANNI DEL FUMO PER LE DONNE
Il fumo di sigaretta è causa della gran parte dei carcinomi polmonari (se nessuno fumasse sarebbero tumori rari), ma aumenta anche il rischio di tumori delle alte vie aeree, del tratto digerente e del collo dell’utero; aumentano il rischio di infarti e ictus; di malattie respiratorie gravi come enfisema e bronchiti croniche. Sono un danno per la fertilità, per la gravidanza e per la salute del nascituro, aumentano le probabilità di menopausa precoce e fragilità ossea.
Fonte: Fondazione Veronesi