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Educazione all’immagine

Dall’inizio degli anni duemila stiamo assistendo, partecipandovi, a un cambiamento straordinario e smisurato: la crescente presenza e importanza delle immagini nella nostra vita.

È sufficiente alzare gli occhi e guardarsi attorno per valutare la dimensione del fenomeno – ma può comunque rivelarsi utile isolare tre tratti caratteristici per proporre un ragionamento.

1. Noi conosciamo oggi principalmente attraverso le immagini – nel senso che le notizie più veloci passano da lì, in un certo modo ci affidiamo a esse.

2. Ogni giorno vediamo e veniamo esposti a una massiccia quantità d’immagini. E se è ormai riconosciuto che i social network siano parte della nostra vita, si può dire che i “mattoni” alla base dei due social maggiormente frequentati (Instagram e Facebook) siano proprio le immagini.

3. Una grande fetta del mercato e del guadagno – e dunque degli investimenti – è traslocata lì. Nella contemporaneità non essere presente sui social network – non avere un’immagine virtuale – dà quasi l’impressione che non si sia presenti da nessun’altra parte.

Nonostante quindi tutto il mondo sia coinvolto in questa rivoluzione, è fondamentale riservare un discorso e un’attenzione speciale al rapporto tra i giovani e l’immagine. Eppure quando si accostano bambini e preadolescenti alle parole immagine, social, identità virtuale, ci si trova a confrontarsi con un gran numero di pensieri e sentimenti disorientanti: quale influenza può avere questo nuovo mondo tecnologico su chi si trova ancora in età evolutiva? Quanta importanza viene attribuita alle relazioni digitali? Lo sguardo dei genitori deve essere attento, ma anche preoccupato?

È evidente che il mondo virtuale suscita un’attrazione anche per gli “adulti” (peraltro percepita dai giovani) – un interesse che spesso porta anche chi non è cresciuto in un “bagno d’immagini” a un utilizzo molto frequente dei social. Un interessamento anche giustificato! Abbiamo infatti a disposizione uno strumento potentissimo per raccontarci, parlarci e conoscerci: un’opportunità senza precedenti. Tuttavia i tratti positivi si accompagnano a un insieme di difficoltà e domande. Dal possibile fastidio nel vedere le nuove generazioni sempre “con il cellulare in mano”, ai numerosi rischi che si annidano nella rete: cyberbullismo, sexting, contenuti inappropriati…

All’interno di una situazione complicata anche dalla velocità vertiginosa con cui si trasforma, emerge una parola su tutte: incomprensione, da intendere come l’incertezza rispetto alla posizione da assumere.

Come guardare ai figli che guardano (forse e a volte troppo)? Questa domanda circola più o meno esplicitamente nei discorsi familiari, a tavola, a scuola; e la risposta fatica a fare capolino. Ma potrebbe essere altrimenti?

Siamo di fronte a un fenomeno nuovo, a qualcosa di sconosciuto anche a chi deve dare e far rispettare le regole, accompagnandole con un senso: i genitori.

È comprensibile che i genitori si sentano disorientati nel regolamentare il rapporto tra i loro figli e le immagini, gli smartphone. Una relazione, quella tra i ragazzi e il virtuale, che peraltro sembra essere totalizzante se si guarda alle statistiche.

E dunque che fare? I genitori sono infatti chiamati a dover prendere una posizione rispetto a cosa si possa o non possa fare, a cosa sia giusto, a quanto sia giusto…

Ma per quanto sia faticoso da accettare, non ci può essere una risposta precisa come la domanda; questa tradirebbe la natura del fenomeno che, come detto, è sempre in mutamento e quindi difficile da inquadrare in maniera definita. L’importante è dare vita a un discorso sociale rispetto a questi temi; parlarne, potendo far affidamento su alcune consapevolezze.

1. I giovani sono degli apripista rispetto a questi mutamenti, anche perché nascono e si sperimentano in un ambiente già caratterizzato dall’esistenza del digitale e della tecnologia. Il cambiamento è così presente che lo si potrebbe paragonare alla scoperta di “un’altra finestra” nella casa in cui abitiamo – un’apertura che ci consente di vedere la realtà da una prospettiva inedita.

2. Non bisogna dimenticare che i ragazzi sono chiamati con maggior insistenza a interrogare e ricercare un’immagine di sé (amabile, accettabile…) proprio perché la sfida particolare dell’età evolutiva, soprattutto dell’adolescenza, è la costruzione di un’identità. I social e le immagini virtuali, nella giusta misura, possono anche rappresentare un mezzo per provare a rispondere a questa sfida.

3. Il rapporto con le immagini e il “nuovo sociale” è sconosciuto a tutti perché recente e mutevole – e non sappiamo questa evoluzione dove ci porterà.

4. Di conseguenza è importante parlarne, cercare di capire qual è il senso che il singolo figlio attribuisce a quell’immagine, a quel commento, a quell’inquadratura. Cosa vedi quando ti guardi? Questa domanda potrebbe indicare la strada per costruire insieme ai figli una relazione etica con la tecnologia: perché quando si entra in un territorio sconosciuto, servono le conoscenze e le abilità di tutti.




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