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TEST SALIVARI: COSA SONO, A COSA SERVONO E A CHI SONO RIVOLTI

Prevenzione, innanzitutto. È su questo principio che si fonda una delle ultime novità in campo odontoiatrico: si chiama “test salivare” e misura la sensibilità individuale alle carie.

In particolare il test è in grado di rivelare al soggetto che vi si sottopone il suo livello di rischio effettivo di ammalarsi di carie, permettendogli così di agire di conseguenza con la terapia più adatta al suo caso e di adottare un progetto di prevenzione personalizzata.

Questo tipo di prevenzione “ad personam” viene definita “diretta” ed è efficace per tutti, ma in particolar modo per coloro che, per motivi diversi, sono a più alto rischio di carie: prima infanzia, adolescenza, donne in gravidanza; è stato dimostrato che proprio la mamma è la principale fonte di trasmissione dei batteri, responsabili del processo carioso, nei confronti del proprio bambino.

I test microbiologici di predisposizione alle carie fanno parte di una serie di ricerche in campo dentale, attuate negli ultimi anni con lo scopo di cercare di prevenire le malattie della bocca creando così le premesse affinché oggi ci siano solo bocche sane.

La moderna odontoiatria, seguendo l’esempio dei paesi nordeuropei, soprattutto quelli scandinavi, (dove il test salivare è da tempo in uso), propone di eseguire una prevenzione ad ampio raggio per tentare di determinare la scomparsa della carie, come malattia diffusa, trasformandola, semmai, in un episodio occasionale.

Il principio si cui si basa il test salivare è che la carie è una malattia infettiva, che viene sostenuta da determinati e specifici batteri, presenti nel cavo orale, i quali si nutrono di zuccheri, producendo acidi che intaccano lo smalto dei nostri denti. Di conseguenza è necessario poter conoscere la presenza di questi batteri nella nostra bocca e conoscere la capacità propria della nostra saliva di tamponare quegli acidi prodotti dal metabolismo batterico.

Il test è semplice, indolore e molto sensibile. Si preleva un campione di saliva del paziente, ponendolo su una striscia di coltura, che a sua volta, viene collocata in uno speciale forno a temperatura costante. Sulla striscia, nelle successive quarantotto ore, comparirà un numero più o meno elevato di “macchioline” che sono appunto le colonie batteriche presenti nel cavo orale. Questi risultati, uniti a quelli anamnestici e clinici, allo studio del pH salivare, alla presenza di placca più o meno matura e alle abitudini igienico-alimentari del soggetto permettono di classificare il paziente in una delle tre categorie di rischio basso-medio-alto, a seconda della sua predisposizione a sviluppare la patologia cariosa.

Ad ogni categoria di rischio appartiene uno specifico programma di prevenzione annuale da far seguire, da parte dell’odontoiatra, al paziente. Il tutto è effettivamente finalizzato alle esigenze individuali di proteggersi dall’ attacco della carie.

Ci troviamo quindi di fronte ad un nuovo modo di concepire l’odontoiatria, il cui obiettivo non è più quello di curare i denti (con gli alti costi biologici ed economici che ciò comporta) lasciando poi il paziente abbandonato a se stesso. L’obiettivo è invece quello di fare prevenzione diretta attraverso un programma mirato, per ottenere e mantenere denti sani per tutta la vita.

Fonte: Il Dentista Dei Bambini

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