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Destinazione cucchiaino: lo svezzamento

Fin dalla nascita il bambino incontra il cibo all’interno della relazione con la mamma che, attraverso l’allattamento, offre nutrimento e contatto fisico, sviluppando così un rapporto viscerale e unico.

Tuttavia, verso i 4-8 mesi, il piccolo comincia a mostrare interesse anche verso ciò che si trova sulla tavola e allunga le manine, disposto ad assaggiare le varie pietanze. Così, sebbene il latte sia ancora la principale fonte di nutrimento, nel suo piatto iniziano a comparire le prime pappe. Si entra in quella fase chiamata svezzamento, un processo che accompagna il lattante alla graduale “perdita dell’abitudine” del seno, o del biberon, con l’obiettivo di scoprire il cucchiaino. Non c’è un momento giusto per l’inizio: la decisione spetta alla mamma che, grazie alle proprie intuizioni e alle indicazioni del pediatra, percepisce quando è più opportuno, sia per sé sia per il suo bambino, incoraggiare la scoperta dei nuovi sapori. È un percorso lungo e impegnativo che prevede la conquista di svariate tappe: la diminuzione delle poppate, il padroneggiamento del cucchiaino, il passaggio dalla suzione alla masticazione, il cambiamento di posizione dall’abbraccio materno alla seduta nel seggiolone, la sperimentazione delle consistenze e dei gusti delle varie pietanze. Ma lo svezzamento non coinvolge solo il lattante: la madre infatti è chiamata ad accogliere il piccolo come un individuo con un proprio pensiero e dei propri gusti. Deve avvenire, quindi, una graduale separazione all’interno di quel legame simbiotico tra mamma e figlio per accompagnare il bambino alla scoperta del mondo e ciò prevede una rinuncia al contatto e agli sguardi solo su di sé. Questa separazione è favorita dalla figura del padre, che deve anche riappropriarsi di parte dell’amore della donna, amore che prima era grandemente dedicato al piccolo, e dello sguardo del figlio.

Per questo motivo l’introduzione del cucchiaino da un lato separa e dall’altro costringe ad una revisione dei ruoli: la madre non è più l’unica nutrice del figlio il quale, piano piano, deve aprirsi alla relazione con gli altri e diventare autonomo. Il padre, dal proprio canto, può entrare in relazione sempre di più col piccolo preparando i pasti e imboccandolo. Tuttavia in questo processo possono emergere comportamenti inaspettati: bizzarrie alimentari, inappetenza o rifiuto del cibo momentanei possono simboleggiare una fatica dell’infante nell’adattarsi a questa nuova condizione alimentare. In queste situazioni, l’ascolto premuroso di mamma e papà può permettere al bambino di esprimere appunto la propria fatica e a loro di comprenderla. Lo sguardo sereno e tranquillo della madre durante l’incontro col cucchiaino sostiene poi il bambino nell’accettare i nuovi sapori e le consistenze ancora sconosciute. Inoltre, aumentare la confidenza è una modalità per facilitare il passaggio al cibo solido: cucinare con i bambini e permettere loro di “mettere le mani in pasta” infondono infatti fiducia verso quegli alimenti misteriosi e avvicinano sempre di più al cucchiaino.


In collaborazione: Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus

Via Amedeo D’Aosta, 6

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